Con il voto al referendum per la riunificazione della Crimea alla Russia, gli equilibri geopolitici mondiali sembrano destinati a mutare. Il presidente della Repubblica autonoma, Serghiei Aksionov, infatti, ha dichiarato, subito dopo i risultati ufficiali, la volontà di chiedere immediatamente a Putin di ratificare l’annessione della Crimea alla Russia. E mentre Obama considera “illegale” ed “illegittima” la consultazione e, dunque, si dichiara pronto a definire sin da subito sanzioni economiche e politiche nei confronti di Putin, anche l’Europa si accoda al treno dei difensori dell’unità ucraina. Tutti i presidenti e cancellieri dei paesi dell’Unione sono concordi nel condannare le operazioni militari russe in territorio ucraino. L’unico politico europeo di rilievo ad essere stato premier che, potenzialmente, avrebbe potuto frenare le opposizioni contro le azioni russe, Berlusconi, è fuori campo, dunque la linea del pugno di ferro verso Putin non ha riscontrato ostacoli. Niente di strano, probabilmente. La Guerra Fredda è finita, ma gli equilibri mondiali sono sempre traballanti e qualsiasi modifica genera – necessariamente – l’opposizione delle altre “potenze”.
Putin, la crisi ucraina e le metamorfosi ideologiche della destra europea
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