Tutte le bugie di Renzi: caro Matteo, perché?

Renzi ha dei vantaggi incredibili rispetto agli altri politici sulla scena. Sa parlare, è decisionista e risulta simpatico senza bisogno di raccontare barzellette sulla Bindi. Inoltre, ha dalla sua il fatto di essere giovane. Non molto più di Letta, che un anno fa tutti designavano come “finalmente un premier 40enne” e solo qualche mese dopo aveva già assunto tutte le caratteristiche del vecchio politico da scartare. Non tanto per colpa sua, quanto perché il confronto con Matteo non l’ha proprio retto. Letta è giovane fuori e vecchio dentro. Il suo modo di parlare è poco travolgente è troppo lontano dalla berlusconiana parlantina di Renzi. Giovane sì, ma è stato membro di governi di politici da rottamare: ministro nei governi D’Alema I e II, Amato II e sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri nel Prodi II. Un curriculum di rispetto se fossimo ancora nella vecchia politica, ma Matteo-il-nuovo ha cambiato questi schemi: avrai fortuna solo se in Parlamento non ci sei mai entrato, o almeno così professava fino a qualche giorno fa. Enrico nel ’98 era il più giovane ministro della Repubblica, ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti ed è stato scalzato dalla renziana Boschi: ed anche qui, ci dispiace, perde nettamente la sfida. Insomma, Matteo, che ha solo 7 anni in meno di Enrico, è più giovane in tutto: dal modo di fare alle collaboratrici.

Ci sono però tre modi per essere giovani in politica. La prima è esserlo solo all’anagrafe: il caso di Letta. L’altro è aver la fortuna di essere nati non molto tempo fa e saper rompere gli schemi della vecchia politica. La terza è la strada renziana: essere un “pischello”, dire di voler cambiare il modo di far politica e poi lasciare tutto (o quasi) esattamente come prima. Perché questa terza via? Perché Matteo non ha portato fino in fondo la sua opera rottamatrice?

Non lo sappiamo, lo chiediamo a lui. Se vuole, può rispondere con un tweet.

Caro Matteo,

perché sostenevi che avresti governato il Paese solo “attraverso le elezioni, non con inciuci di Palazzo”, e poi ti sei dimenticato di farci passare dal voto?

perché hai fatto finta di sostenere Letta per poi fargli le scarpe, invece di dedicarti a cambiare il Partito Democratico, come avevi promesso a seguito della vittoria alle primarie?

perché dal palco del Teatro Obihall, sostenendo la candidatura di Bersani a premier dopo la sua vittoria alle primarie hai detto: «evitare di fare come il centrosinistra del passato che ha fatto finti unanimismi e poi ha mandato a casa due volte Prodi. Quella pagina non la consentiremo», ma poi hai twittato #enricostaisereno poco prima di silurarlo?

perché l’8 dicembre, dopo aver vinto le primarie hai dichiarato che “ai teorici dell’inciucio diciamo: vi è andata male. Il bipolarismo è salvo. Oggi due milioni e mezzo di italiani vi hanno detto ‘no grazie’.” e nel tuo programma hai scritto “Pensiamo che le larghe intese siano una faticosa eccezione, non la regola”, ma poi ti sei gettato in un governo di coalizione con Alfano?

perché hai sostenuto che il  3% è “un parametro anacronistico” e  che “il ritornello “Ce lo chiede l’Europa” ci ha stancato”, ma poi hai accettato la nomina a ministro dell’Economia di Padoan, un tecnico che hai visto solo una volta e che non accetterà mai di ridiscutere i parametri di Maastricht?

perché avevi promesso di fare “solo 10 ministri, di cui 5 donne” e alla fine hai mantenuto solo la “quota rosa”, nominandone 16?

perché sei sempre stato un feroce oppositore delle doppie poltrone e, invece, oltre ad essere segretario del Pd ti sei prima tenuto Palazzo Vecchio ed ora ti prendi Palazzo Chigi?

perché  a seguito della sconfitta alle primarie con Bersani dicesti che saresti “tornato a fare il Sindaco”, mentre poco dopo ti sei fatto ingolosire dalla caduta politica dell’ex segretario e in breve tempo hai conquistato da direzione del Pd e poi del Paese, dimenticandoti di Firenze?

perché hai detto che “Il PD deve dettare l’agenda, non subirla: e questo anche nel tempo delle grandi intese”, e poi non hai mosso un dito – da Segretario – per far valere la maggioranza di voti e parlamentari che il Partito Democratico aveva nel governo Letta?

Politica, si sa, non fa rima con coerenza. Ma Matteo: è davvero così che si #cambiaverso?

Giuseppe De Lorenzo